“SONO TUTTI DISLESSICI!”

Il titolo di questo articolo già chiarisce il tema di oggi; ho voluto infatti riproporre una delle tante frasi che spopolano nel senso comune quando si parla di scuola, apprendimento e studenti.

Possibile che i bambini di oggi abbiano tutti un disturbo specifico dell’apprendimento?

Ai miei tempi non esistevano tutte ste certificazioni e ci siamo diplomati lo stesso!

Ora appena prendono un brutto voto sono subito dallo psicologo perché hanno qualcosa che non va

La verità è che non hanno voglia di studiare e vogliono tutto semplificato” .

Questi sono solo alcuni dei tanti esempi che potrei riportarvi. Ora, facciamo chiarezza! Non utilizzerò le prossime righe per definire e descrivere i Disturbi Specifici dell’Apprendimento bensì per inquadrare meglio, insieme a voi, questo attualissimo “fenomeno” che ormai contraddistingue il mondo dell’apprendimento.

Innanzitutto sfatiamo il primo mito: studenti dislessici, discalculici, digrafici e disortografici sono sempre esistiti; molti di voi potrebbero replicare dicendo “Oggi però sono in notevole aumento”: vi do ragione ma ….chiediamoci il perché.

Tale aumento deriva in realtà da una migliore definizione di questi disturbi rispetto al passato con la conseguente più precisa individuazione delle situazioni rientranti in tale categoria. Oggi infatti esistono dei criteri condivisi per identificare i disturbi dell’apprendimento e le procedure da seguire per diagnosticarli. Non ci si deve dimenticare poi i contributi della   Legge 8 Ottobre 2010, n. 170Nuove norme in materia di disturbi specifici dell’apprendimento in ambito scolastico” che già all’Art. 1 da una definizione con valore legislativo ai DSA. Non sottovalutiamo poi un ultimo fattore:  l’aumento delle diagnosi ha portato ad  un incremento di interesse per la tematica sia in ambito clinico che scolastico; da qui deriva la comune sensazione di un “boom” esagerato del fenomeno verso cui molte persone nutrono forti perplessità.

Pertanto, aldilà di queste spiegazioni “teoriche” , vorrei riflettere con voi riportando un esempio che, per quanto banale è rappresentativo. “Traslochiamo” per un attimo: non parliamo di DSA bensì di miopia, un comune difetto della vista con cui molti di noi ahimè fanno i conti. Prima che esistessero gli occhiali (e dovremmo tornare indietro di secoli) pensate forse che nel mondo non c’erano persone miopi?  C’erano eccome. Ciò che mancava erano strumenti per diagnosticare il problema e supporti utili per vedere bene. Scommetto che ragionando sulla “nascita degli occhiali” ognuno di voi pensa che si tratti di una scoperta epocale, un passo avanti per aiutare l’uomo nella vita di tutti i giorni. Ora torniamo al nostro tema: i DSA. Le perplessità ed i  dubbi rispetto all’eccessiva diffusione delle diagnosi al giorno d’oggi trova una risposta molto simile a quella data per la sensazione di “aumento di miopi” dopo la scoperta degli occhiali: se so come valutare, posso individuare il disturbo!

L’esempio che ho fatto è utile anche per riflettere su altre sfumature di questo tema. Una certificazione, il famoso PDP (Piano Didattico Personalizzato), gli strumenti compensativi e le misure dispensative sono gli “occhiali” degli studenti con DSA; per questo, come non si può chiedere ad un alunno miope di togliersi gli occhiali per guardare la lavagna, così non si può chiedere ad uno studente dislessico di leggere senza sintesi vocale il testo di una verifica con la scusa che sarebbe “avvantaggiato”.Le lenti non rendono un miope avvantaggiato ma gli danno le stesse possibilità di tutti gli altri: permettiamo dunque a chi ne ha bisogno, di utilizzare gli strumenti più utili per le proprie difficoltà.

Per evitare equivoci vorrei terminare questo articolo con una precisazione: la possibilità di valutare ed eventualmente predisporre diagnosi di DSA è un’importantissima tutela per tutti gli studenti che, a differenza del passato, possono usare i giusti “occhiali” ed affrontare il percorso scolastico sfruttando al massimo le proprie potenzialità. Questa tutela però non deve essere una “caccia alla diagnosi” ovvero una ricerca continua ed immotivata di sintomi e segnali, da parte di genitori, insegnanti e di chiunque circondi il bambino al fine di giustificare errori e difficoltà  con un’etichetta.

 

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