I COMPITI SERVONO?

Vorrei iniziare ad affrontare in questo articolo una questione assai insidiosa: I COMPITI!

Si tratta di un tormento non solo per gli alunni bensì (in maggior misura) per i genitori.

Innanzitutto mi concentro su una domanda che spesso è al centro di varie controversie: i compiti servono davvero? Esistono e continueranno ad esistere pareri, ideologie, metodi e pratiche opposte; ciò che ritengo utile fare è esprimervi la mia posizione evidenziando alcuni utili benefici che derivano proprio dallo svolgimento dei tanto discussi compiti sin dalla scuola primaria.

Per farvi capire l’utilità dei compiti vi chiedo uno sforzo di immaginazione; pensate per un attimo di trovarvi in un negozio di elettronica mentre un addetto , con un linguaggio super-specialistico vi spiega nel dettaglio le istruzioni per avviare ed utilizzare il vostro nuovo apparecchio tecnologico. Se vi sforzate vi sembrerà di seguirlo passo passo ma sono sicura che molti di voi gli direbbero “Grazie, a casa poi con calma riguardo tutto e provo. Se non capisco qualcosa torno qui”.

Ecco, quel “a casa riguardo” è esplicativo della funzione dei compiti: permettono all’alunno di completare il processo di apprendimento iniziato a scuola concedendosi così la possibilità di cristallizzare i concetti compresi ed appuntarsi quelli meno chiari in modo da chiedere spiegazioni.

Un altro e fondamentale beneficio è il trovarsi a tu per tu con l’apprendimento: il bambino, sin dall’inizio della scolarizzazione ha la possibilità di conoscere il proprio modo di apprendere, i propri tempi, il metodo approssimativo che in modo spontaneo riesce a mettere in gioco in questo primo approccio al mondo dello studio. Capisce cosa gli piace fare di più, in quale materia è più veloce ed intuitivo ed in quale ha bisogno di un ripasso più accurato. In poche parole: impara a conoscere il proprio modo di imparare. Vi assicuro che non è un’acquisizione così scontata e semplice: molti ragazzi riflettono sul proprio stile di apprendimento solo alla secondaria quando si rendono conto che le difficoltà derivano proprio da abitudini errate perseverate negli anni. Forse, se avessero imparato a conoscersi prima, la comprensione dei propri errori sarebbe stata più immediata.

C’è chi ha proposto l’abolizione del compito a casa a favore di attività pomeridiane (entro l’orario scolastico) finalizzate al ripasso ed alla messa in pratica dei concetti appresi durante le lezioni mattutine; c’è chi ribalta la tempistica del compito a casa proponendolo in anticipo rispetto alla spiegazione dell’insegnante (un modo per avviare in autonomia il processo di apprendimento). In realtà queste proposte non intaccano la veridicità dei benefici da me esposti poiché in entrambi i casi si ribadisce l’importanza di lasciare che gli alunni sperimentino in autonomia l’apprendimento ed abbiano la possibilità di mettersi alla prova per capire quanto hanno capito.

Ovviamente l’equilibrio è sempre la migliore scelta e l’effetto benefico dei compiti si basa sul piano qualitativo e non quantitativo di tale attività: esagerare per eccesso o per difetto non è producente e non fa altro che incentivare e fomentare le controversie presenti su questa tematica.

Sin dalla scuola primaria i bambini hanno bisogno di “responsabilizzarsi”: i compiti rappresentano un valido strumento.           Questa attività richiede tempo e spazio, in altri termini organizzazione;  ecco un altro beneficio: avere dei compiti permette al bambino di imparare ad organizzare il suo tempo, le sue priorità, i suoi impegni.

Questo discorso vale anche per i compiti delle vacanze (sia estive che invernali); ci sono insegnanti pro, altri contro ed altri ancora che restano nel limbo dando dei compiti “facoltativi”. I dubbi sull’utilità dei compiti delle vacanze sorgono poiché i benefici sopra esposti non vengono considerati ed al loro posto esplodono credenze (discutibili e falsabili) di vario genere. Ne esporrò alcune virgolettandole e ponendo di seguito il mio pensiero:

  • I bambini devono riposare, niente compiti”: se il quantitativo è equilibrato ed hanno imparato ad organizzarsi potranno trovare il tempo anche per riposare.
  • Se non diamo i compiti si dimenticheranno tutto”: la difficoltà mnemonica non deve essere la motivazione principale per dare compiti altrimenti ogni giorno bisognerebbe riprendere argomenti precedenti di settimane, mesi, anni.
  • Diamo i compiti altrimenti non hanno niente da fare”: i compiti non devono essere un riempitivo delle giornate; quando hanno svolto le attività assegnate benvenga la noia, il relax e l’inventiva.

Potrei farvi un elenco lunghissimo ma mi basta avervi trasmesso il senso di questo articolo: i compiti servono perché permettono al bambino di CONOSCERSI.

Qual è allora il ruolo dei genitori? Come devono comportarsi? La risposta a queste domande la trovate nel prossimo articolo.

 

 

 

To Top