FOBIA SCOLARE: perchè informarsi

Si tratta di un fenomeno ampiamente diffuso ma di cui, purtroppo, poco si parla: la paura della scuola, meglio indicata come “fobia scolare“. Sono tanti i motivi di questa scarsa informazione;  in primis, tra i  genitori, è diffusa l’idea che al proprio figlio non potrà mai capitare perché :

Siamo genitori attenti”

Mio figlio ha sempre frequentato volentieri la scuola dell’infanzia

Non è  un bambino viziato

“Sta bene insieme ai coetanei

Tollera  le regole e rispetta l’adulto”…..

Potrei farvi una lunga lista di altre motivazioni ma credo che il concetto sia chiaro. Altra causa di questa scarsa informazione sulla “paura della scuola” è la tendenza ad attribuire a tale paura etichette diverse ed errate quali: difficoltà di concentrazione e di attenzione, iperattività, difficoltà relazionali…. si tratta di un errore che non permette di rilevare e riconoscere  tempestivamente  il malessere del bambino.

Perché ritengo così importante dedicare un articolo (anzi più articoli) alla tematica della fobia scolare? Ve lo spiego subito; come avrete notato ho scritto a grandi lettere nel mio sito “VOGLIO ANDARE A SCUOLA”  poiché questa frase rappresenta, a mio titolo, l’espressione più bella e pura del benessere psicologico del bambino nel contesto scolastico; si tratta di un obiettivo che miro a  far si che non sia utopia attraverso il mio lavoro quotidiano con genitori ed insegnanti. È quindi facilmente intuibile come il suo opposto ovvero “NON VOGLIO ANDARE A SCUOLA” segnali  una condizione di sofferenza per il bambino che, se protratta nel tempo e non affrontata nel migliore dei modi da parte dei genitori e, più in generale, dal contesto di appartenenza ,  può avere gravi  conseguenze  quali difficoltà nei rapporti sociali, compromissione della sicurezza di sé e dello sviluppo personale. In questo articolo non troverete un elenco dettagliato delle cause e dei sintomi tipici della fobia scolare poiché voglio subito iniziare a “distillare” un po’ di antidoto offrendo una serie di  strategie utili per affrontare delle situazioni spiacevoli proprio come le paure dei bambini e, nel dettaglio, la fobia scolare.

Per cominciare: la paura della scuola deve essere assolutamente presa sul serio. Essa infatti non solo ostacola o rende impossibile l’apprendimento del bambino ma lo mette in una condizione di sofferenza. Un semplice antidoto  (che funziona in realtà con tutte le paure del bambino) è la presenza di un dialogo sincero ed aperto tra genitori e figli. Tuttavia una buona atmosfera familiare non basta: è infatti necessario anche che scuola e famiglia mantengano dei rapporti di fiducia, scambio di informazioni e stima reciproci.

Noto spesso lo sguardo  confuso e perplesso dei genitori quando dico loro di: “parlare con i  figli delle proprie paure”. La perplessità deriva dal fatto che l’immagine ormai consolidata del genitore perfetto prevede l’abbinamento genitore/supereroe; un papà o una mamma  non hanno mai paura di niente: né di un temporale forte né di un insuccesso né del proprio capo…. insomma, di niente e di nessuno. Si pensa in  questo modo di preservare il bambino da angosce e  timori  rendendolo sicuro perché al suo fianco ci sono genitori non solo attenti ma forti ed indistruttibili. Ciò che cerco invece di far capire è che questa immagine non è così utile ed educativa poichè nasconde un errore grossolano: delle proprie paure non si parla. E come fare allora quando si vuole stimolare il bambino alla verbalizzazione delle sue esperienze, del suo stato d’animo e dei suoi timori? Si dovrà pian piano destrutturare un modello faticosamente costruito facendo capire al bambino che mostrare le proprie debolezze e parlarne chiedendo aiuto non è un segno di debolezza bensì di grande forza. Fate attenzione a non fraintendere quando dico: parlare con i bambini delle proprie paure  NON significa (e lo sottolineo)  tormentare il bambino con i propri dubbi,  angosce ed ansie. Bisogna  ricordarsi che, per il bambino, i genitori rappresentano il modello esclusivo e decisivo; mi rivolgo quindi direttamente alle mamme ed ai papà che leggeranno questo articolo: cercate di mostrare a vostro figlio/a la capacità di avere un buon rapporto con se stessi, prestate attenzione al vostro benessere concedendovi amicizie, tempo libero e, in caso di necessità, fategli capire che è importante saper chiedere aiuto cercando il  sostegno degli altri.

Veniamo ora al consiglio a cui tengo particolarmente. Più volte mi viene chiesto come poter stimolare il proprio bambino a raccontare di sé, parlare delle proprie paure e timori poiché, solo attraverso il  vissuto, si può comprendere l’origine e la causa di un eventuale malessere . Oltre al porsi come modello anti-supereroe ricordate che, per poter parlare, un bambino ha bisogno di tre elementi: amore, gioco e tempo. Non vi aspettate infatti che un bambino risponda alle vostre domande se vi mostrate assillanti seri e preoccupati; qualsiasi tematica  sarà più facile da affrontare in un momento di leggerezza dove anche un argomento “pesante” e fastidioso riuscirà a trovare la giusta collocazione. Giocate con i vostri figli,  dedicategli  tempo, fateli divertire e vedrete che proprio, in quel momento di spensieratezza, riuscirete a trovare la chiave giusta per poter affrontare argomenti meno leggeri . Un genitore è in grado infatti di capire al volo, da uno sguardo, da un’espressione, da un silenzio in più che c’è qualcosa che non va; attraverso queste poche righe ho voluto quindi darvi un piccolo spunto per poter provare e sperimentare nuove strategie utili per avvicinarvi all’esperienza del piccolo,  capire il suo vissuto e poterlo così aiutare.

Inutile dirvi  che tutte le altre informazioni relative alla fobia scolare saranno oggetto dei miei prossimi articoli.

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